Social Media Algorithm

Social Media e comportamenti indotti
Leggendo ogni giorno una moltitudine di notizie, due in particolare mi saltano all’occhio: la prima notizia è una di quelle che ritorna a distanza di poco tempo, ovvero una maxi causa diretta a Meta per Instagram da parte di una class action di numerosi stati americani.
L’accusa dice che IG porta alla dipendenza e sono sempre i giovanissimi al centro, “vittime” della piattaforma che attraverso tecniche di ancoraggio e algoritmi, rimangono incollati allo schermo. Da lì deriva la “dipendenza” e rischi annessi, dal perenne confronto con gli altri, al non sentirsi adeguati ed estromessi dove la nota fomo si insinua in cervelli la cui corteccia prefrontale non è ancora formata. Per non parlare dell’esposizione ai contenuti (sensibili) che più vengono guardati e con cui si interagisce e più tornano in cima alle timeline, che fanno subito senso d’appartenenza e da consolazione mentre l’algoritmo dietro ci lavora sempre su.
Frances Haugen insegna e gia nel 2021 denunciava Instagram per gli effetti deleteri sulla salute mentale per gli adolescenti, poi le accuse a Facebook arrivano anche perché fomenta alcune discriminazioni e perchè pilota la comunicazione politica (vedi Cambridge Analytica).
Uso quotidianamente i social ma mi chiedo perché, e arrivo alla seconda notizia, parte delle prime linee di questi colossi tech che lo hanno dichiarato, non hanno gli account o non usano i social o non lo consentono ai figli. L’ultimo che ho intercettato è il co-founder di Snapchat.
Oggi il social più in voga di tutti, Tik Tok, è gia uscito da questo contenitore la cui etichetta non è più Social Network, ma si parla di piattaforma di intrattenimento, infatti lo conferma il nuovo progetto Out Of Phone in cui Tik Tok esce dallo schermo del telefono per approdare al cinema. Trovo sia una trovata super intelligente visto il successo, ma ho pensato, magari mi sbaglio, che potrebbe un po’ fare l’effetto Wow per nascondere un po’ di polvere sotto al famoso tappeto rispetto ad alcune criticità (ma non ho detto che non ci stiano lavorando).
Il doppio volto con cui si guardano questi media è una loro caratteristica nativa i cui effetti probabilmente si sono scoperti solo col tempo, ma poi le critiche arrivano quando invece la manipolazione algoritmica è programmata. Esiste davvero un modo per risolvere la versione meno nobile dei social per chi ne è afflitto?
Io ne continuo a seguire l’evoluzione tecnologica e sociale, ed è anche per questo che ho portato con Ponderata ai passati Torino Digital Days il talk Design, Effetti e Risposte, un talk che cerca di portare alla luce i metodi con cui vengono modellizzati gli algoritmi, il tipo di economia che gravita intorno, quali sono le ricadute per noi che li usiamo e quali sono le risposte che si possono dare attraverso nuove abitudini e strategie efficaci di design per affrontare l’argomento, con l’obbiettivo di usarli più consapevolmente.
Cosa ne pensi? Faccelo sapere, condividi la tua esperienza.